Le emozioni: cosa, come, dove, perché?

Le emozioni: cosa sono e come  si manifestano?

Le emozioni sono una reazione affettiva più o meno intensa prodotta da uno stimolo che può essere interno (pensiero, immagine, ricordo, sensazione corporea) o esterno (il partner che ci comunica un evento spiacevole, il capo che ci dà degli ordini). La loro comparsa provoca un cambiamento a livello fisiologico (motorio, vegetativo e sensorio) espressivo e psichico. L'emozione procura una modificazione a livello delle funzioni vegetative (circolatorio, digestivo, respiratorio e secretorio). Il battito cardiaco accelera, la digestione si blocca, il respiro diventa può veloce, le ghiandole aumentano la loro attività. L'esperienza emotiva quindi è dovuta a reazioni fisiologiche a livello viscerale degli organi interni. 

A livello motorio, l'emozione produce un cambiamento comportamentale che di solito può essere di tre tipi: resa, attacco o fuga.

A livello sensorio produce un cambiamento a livello dei 5 sensi (bocca secca, pelle d'oca, caldo o freddo).

Da un punto di vista espressivo, il corpo e il volto subiscono delle modificazioni. I muscoli si contraggono, la faccia quindi assume una espressione diversa. Se non ci fossero le reazioni corporee a seguito della percezione, quest'ultima sarebbe una reazione semplicemente cognitiva, non colorata da aspetti emotivi. Se pensiamo alla vista di un serpente velenoso, potremmo valutare l'opportunità di scappare o aggredire, ma non ci sentiremo realmente impauriti. E' il processo emotivo che procura una reazione comportamentale?

Le reazioni psicologiche si manifestano con una riduzione del controllo di sé, difficoltà ad articolare logicamente azioni e riflessioni, diminuzione delle capacità di metodo e ricerca. 

 

Le emozioni sono risposte involontarie, innate ed automatiche e si suddividono in primarie e secondarie. Le prime sono quelle innate e sono universali, tutti gli individui le vivono, senza distinzione di genere, cultura o etnia: paura, tristezza, rabbia, disgusto, sorpresa, gioia e felicità. Quelle secondarie si sviluppano durante la crescita e sono legate alla cultura di appartenenza e alle relazioni: allegria, colpa, ansia, perdono, nostalgia, delusione, speranza, ecc. 

 

Durante gli anni si sono sviluppate tante teorie e nessuna finora è stata in grado di definire in modo esauriente i processi emotivi. Qual è il motivo?

Le emozioni non sono un fenomeno semplice perché sono legate ad altri aspetti psichici come la motivazione, cognizione, neuroscienze, memoria e altre branche della psicologia. Nessuna teoria è stata in grado di spiegare le diverse sfaccettature dell'esperienza emotiva.

Possiamo quindi concludere che le teorie sulle emozioni si suddividono in due grandi categorie:

1) Le emozioni sono considerate delle reazioni a determinati stimoli ambientali che producono una specifica risposta negli esseri umani;

2) Le emozioni sono il risultato di un'elaborazione cognitiva: il nostro cervello valuta la pericolosità o la gradevolezza di uno stimolo ambientale, così da scegliere gli stimoli che sono da evitare, affrontare o da selezionare con maggior attenzione.

 

Le emozioni non sono soltanto processi interiori ma si manifestano attraverso specifiche e precise configurazioni, sia espressive che motorie. Uno stato emotivo si esprime attraverso i movimenti del volto, la voce, i gesti, la postura, la distanza spaziale che un individuo, durante una conversazione, interpone tra sé e gli altri. Il volto rappresenta la parte del corpo più importante perché rappresenta il canale privilegiato per manifestare qualsiasi stato emotivo. 

Perché proviamo Emozioni?

 

La loro funzione è quella di adattamento dell'essere umano al contesto ambientale; fungono da "mediatori" nella relazione tra organismo ed ambiente, affinché la persona possa mantenere o raggiungere un benessere psico-fisicoLe emozioni rappresentano una fonte ricca di informazioni sulle nostre reazioni alle varie esperienze. Esse ci guidano allo scopo di migliorare il modo in cui valutiamo i nostri bisognidesideri, obiettivi e interessi.

Esse permettono:

  1. valutare il pericolo;
  2. attivare un comportamento; 
  3. comunicare con gli altri membri della propria specie;
  4. adattarsi all'ambiente nel modo migliore possibile. 

La paura è un'emozione universale e una reazione normale e adattiva di fronte ai pericoli naturali.  Essa ci può paralizzare, ci motiva a scappare o ci evita qualcosa di pericoloso. Così, attraverso il volto e il corpo, possiamo esprimere  ai nostri simili che qualcosa non va. Le emozioni negative sono particolarmente utili, visto che si presentano quando ci troviamo al cospetto di una minaccia. 

Emozioni: Come gestirle?

Tutti gli esseri umani provano emozioni e nel corso della vita tendiamo a gestirle con metodi più o meno efficaci.

Quando per esempio proviamo "ansia", il problema non è quello di viverla, quanto piuttosto nella nostra capacità di riconoscerla, accettarla, usarla e continuare a funzionare nonostante la sua presenza.

 

Ci sono però molte persone che temono le loro emozioni e i loro sentimenti, perché sono convinte che sono incapaci di gestirle. La tristezza o l'ansia che provano non permette loro di mettere in atto comportamenti efficaci.  Quando tentiamo di gestire situazioni particolarmente stressanti, sperimentiamo una intensificazione delle emozioni che a sua volta genererà ulteriore stress e quindi un'escalation emotiva.  Le emozioni hanno bisogno di essere regolate, ma ci sono soggetti che le intensificano, altri le controllano e altri ancora che sembrano anestetizzati. L'incremento della reazione emotiva si ha quando la persona vive l'emozione come indesiderata, intrusiva, travolgente o problematica. Sono quelle reazioni emotive che sono vissute in modo esasperato, provocando così panico, terrore, trauma, orrore e senso di sopraffazione. Chi manifesta un appiattimento affettivo invece vive le esperienze in modo sconnesso, come se quello che le succede non avesse nessun effetto. Se per esempio ricordo un evento che ha messo a repentaglio la mia incolumità fisica, come posso evocarlo senza un'emozione di paura o privo di qualsiasi colore emotivo?

 

Ecco che nei casi sopra descritti, compaiono i comportamenti disadattivi con la funzione di evitare l'emozione attraverso:

1) l'uso di alcol;

2) droghe;

3) abbuffate;

4) rimuginazione;

5) sessualità compulsiva.

 

Questi sono solo alcuni degli esempi che possono meglio specificare cosa facciamo quando vogliamo anestetizzarci dalle emozioni.

 

Un problema importante si ha quando l'emozione non sfocia in un comportamento adattivo. Lo scopo infatti è quello di promuovere un cambiamento nell'ambiente. Quando ciò non avviene, le emozioni continuano a produrre i suoi effetti sul corpo. Un sentimento intenso diventa persistente, in particolar modo quando è negativo. Quest'ultimo processo porta inevitabilmente a una condizione di stress ed infine a una malessere generale. Se quindi una persona sperimenta rabbia o paura persistenti, ma è incapace di fuggire o di imporre i propri confini, il suo corpo andrà incontro a stress e infine a un crollo. Nel caso sopra descritto è utile riconoscere e rimuovere la fonte del malessere. Per esempio cambiando lo stile di vita, modificare alcune dinamiche relazionali oppure cambiare lavoro.

 

Un altro caso può essere quello di evitare o negare una emozione così da non modificare se stesso o l'ambiente. Le persone trovano diversi modi per evitare di sentire le proprie emozioni. Quando prestiamo attenzione ai propri sentimenti negativi e si accettano, il dolore che questo processo comporta può essere utilizzato come un segnale che qualcosa non funziona, perciò è necessario fare qualcosa affinché sia possibile raggiungere un nuovo equilibrio. 

 

Un altro problema che sorge in merito alle proprie emozioni è quello di vivere in modo incoerente la propria affettività, ovvero ciò che si pensa di dover sentire non è ciò che si sente realmente. Alcune persone infatti si sentono tristi ma manifestano allegria o gioia. L'esperienza non è coerente con il proprio vissuto emotivo.

 

Questi sono solo alcuni dei meccanismi che sfociano in un malessere generale della persona. E' proprio durante la psicoterapia che possiamo affrontare questi meccanismi e rendere la persona più consapevole delle strategie utilizzate al fine di contattare le emozioni che sono necessarie al benessere psico-fisico.

 

Qual è la strategia adatta per vivere le emozioni in modo sano?

 

Sono tutte quelle abilità che garantiscono un funzionamento  più produttivo a breve e lungo termine, a seconda degli obiettivi e degli interessi della persona. Se devo dare un esame e sono in preda al panico, l'obiettivo non è quello di lasciarsi sopraffare dall'emozione, ma quello di svolgere il comportamento che sia coerente con un mio obiettivo, nel nostro caso studiare per  affrontare al meglio l'esame. 

Dove nascono le emozioni?

Grazie ai recenti studi è emerso che le regioni cerebrali deputate alle emozioni sono: amigdala, ippocampo, insula, corteccia cingolata anteriore e alcune aree specifiche della corteccia prefrontale che è la zona cerebrale che regola le emozioni. Possiamo ipotizzare che l'amigdala operi una "distinzione" degli stimoli in termini di intensità, novità, cambiamento e urgenza. Se l'emozione produce dei cambiamenti fisiologici importanti, non è ancora chiaro come è possibile distinguere le diverse sfaccettature emotive (ansia, angoscia, tristezza ecc.). In genere le ipotesi più accreditate sostengono che il vissuto emozionale soggettivo dipende dalla valutazione della minaccia e dall'esperienza in cui si verifica l'esperienza percettiva. In altre parole, sono in ansia perché sono in ritardo per un appuntamento, geloso delle attenzioni che un ragazzo rivolge alla mia compagna, impaurito per aver scansato un pedone; la valutazione cognitiva e l'ambiente specifico mi aiutano a comprendere e definire l'emozione che sto provando in quel momento. Le sensazioni, i pensieri e le emozioni sono collegate tra loro da una complessa rete neurale. Quando si attiva un processo, subito dopo si innescano anche gli altri. Un'emozione si ripercuote quindi sulle decisioni, sulla percezione, sull'attenzione e infine sulla memoria. 

 

La psicoterapia ha la funzione di rendere coerenti aspetti paralleli dell'esperienza. Se mi sento triste contatterò tale emozione e non la sminuisco o la distanzio. Tutto ciò permette di entrare in contatto con quelle parti di noi che hanno bisogno di essere accolte e ascoltate.