I sintomi dell'ansia
Quante volte nell'arco di una giornata ci sentiamo inquieti? Questa sensazione rimane per diverso tempo; la mattina ci svegliamo e siamo già nervosi, ma non capiamo il motivo. Vi sentite ansiosi quasi sempre o solo in certe occasioni?
Ci sentiamo addosso quel fatidico disagio, come se da un momento all'altro dovesse accadere qualcosa di catastrofico; solo dopo ci rendiamo conto che non c'è niente di cui preoccuparci.
Di solito ce ne accorgiamo perché sentiamo un peso allo stomaco, un aumento della sudorazione che si accompagna al cuore che accelera il battito. Le sensazioni fisiche descritte sono segnali dell'ansia che può essere lieve, moderata o grave.
Quando l'ansia è generalizzata?
Ci rendiamo conto di essere preoccupati perché dobbiamo terminare velocemente un lavoro molto impegnativo; ci concentriamo sulla famiglia, magari rivolgendosi alcune semplici domande: “Chi andrà a prendere i bambini a scuola, stasera come organizzo la cena, ho discusso con il mio compagno e non so come andrà a finire”. Siamo irascibili anche per cose più banali: “fare la spesa, rispettare l'orario di un appuntamento, comprare un regalo”.
Ci concentriamo sulla famiglia, per esempio “i propri genitori sono anziani e uno di loro ha avuto ultimamente anche dei problemi di salute”.
In queste circostanze, siamo più irritabili, come se avessimo “i nervi a fior di pelle”; il nostro corpo di conseguenza lo avvertiamo più contratto, così come i nostri muscoli.
Anche quando siamo con gli amici, in famiglia, con il proprio partner, permane quella strana sensazione di ansia che non ci abbandona. Nemmeno quando dormiamo perché anche il sonno ci appare inquieto e poco rilassante. La mattina infatti siamo di nuovo in uno stato di tensione. Non è un'ansia per una situazione specifica ma invade il nostro corpo con livelli diversi durante la giornata.
A cosa serve l'ansia?
L'ansia, da un punto di vista evoluzionistico, ha una funzione adattiva: serve per affrontare situazioni di pericolo che possono in qualche modo nuocere alla nostra persona. Quando però non è presente nessuna minaccia oggettiva (il morso di un serpente, un esame medico, un incidente) allora significa che il nostro organismo si allarma per qualcosa che non esiste. Il nostro modo di interpretare le situazioni determina un cambiamento fisiologico (preoccupazione, bocca secca, sudorazione, aumento battito cardiaco, tensione muscolare difficoltà a mantenere il sonno, irritabilità, difficoltà di concentrazione, irrequietezza). L'ansia prepara il nostro organismo a reagire di fronte a una situazione pericolosa, ma è davvero così pericolosa?
I pensieri associati all'ansia
Siamo convinti pertanto di non essere in grado di affrontare alcune circostanze; sottovalutiamo le nostre capacità e ci aspettiamo che accada qualcosa di irreparabile. L'ansia è accompagnata dalla sensazione di essere in “pericolo” o di essere “vulnerabili”. La minaccia può essere di tre tipi:
1) Fisica, quando sentite un pericolo che possa mettere a repentaglio l'incolumità della persona. Per esempio il morso di un cane, un'aggressione, un infarto.
2) Mentale, quando credete che qualcosa vi farà diventare pazzi.
3) Sociale, quando credete che sarete rifiutati, ridicolizzati, messi a tacere.
Di fronte a queste convinzioni, è presente anche una sorta di principio personale: “non sono in grado di affrontare quella situazione”.
Per esempio, devo prendere l'auto per raggiungere un luogo per fare un colloquio di lavoro. Se io non mi sento capace di guidare, sarò in ansia e probabilmente eviterò di prendere l'auto.
Quando crediamo di non saper superare i rischi o pericoli di una determinata situazione, tendiamo a evitare o rimandare l'evento.
Ansia: meglio evitarla o affrontarla?
Di fronte all'ansia, il nostro comportamento immediato è quello di “scappare” dalla situazione. Successivamente, siamo maggiormente predisposti a evitare quelle sensazioni di malessere e quelle circostanze che hanno simili caratteristiche. In tal modo, evitare certe circostanze non risolve il problema. Se per esempio io ho paura di guidare, sottrarsi da prendere l'auto, non sarà la soluzione. Il cervello quindi impara che, se la persona scappa, c'è un pericolo e di conseguenza l'ansia aumenterà sempre più in circolo senza fine.
I comportamenti di evitamento portano a un aumento dell'ansia per varie ragioni:
1) Quando non affrontiamo le situazioni che ci spaventano, non ci diamo la possibilità di comprendere di cosa si tratta.
2) Rifiutiamo di imparare dei modi per tollerare l'ansia.
3) Evitiamo di scoprire che la situazione non è poi così pericolosa.
4) Non possiamo sapere se siamo capaci di gestire la situazione.
“Evitare” permette di ottenere un beneficio perché l'ansia diminuisce immediatamente, ma nel lungo periodo questi comportamenti non fanno altro che nutrire lo stato ansioso.
Protezione: Un altro modo per evitare?
I comportamenti protettivi sono dei provvedimenti che adottiamo per proteggerci dalle situazioni spiacevoli. Si tratta di rimedi che ci permettono di limitare il rischio o di evitare di soffrire. A differenza dell'evitamento, i comportamenti protettivi danno l'illusione di affrontare il problema, ma non è così. Entrambi gli atteggiamenti mirano a ridurre l'ansia momentanea.
Per esempio se io vado a una riunione e mi sento molto ansioso, userò dei comportamenti protettivi: mi siedo nell'ultima sedia della stanza, non faccio domande e farò di tutto per rendermi invisibile.
Vincere l'ansia, come?
L'ansia si vince in modo graduale quando decidiamo di affrontare le nostre paure. E' meglio quindi avvicinarsi a ciò che ci fa paura, ascoltare le nostre sensazioni/reazioni e conoscere la situazione tanto temuta.
I comportamenti protettivi e di evitamento hanno lo scopo di eliminare immediatamente il pericolo; quelli di fronteggiamento invece hanno l'obiettivo di gestire l'ansia che non solo diminuirà con il tempo ma produrrà eventuali benefici alla propria stima.