L'orientamento Cognitivo-Costruttivista

Che cos'è la psicoterapia cognitivo-costruttivista?

Nel corso degli anni ha preso forma un nuovo modello di psicoterapia che fonda le proprie radici su un bagaglio teorico diversificato (la teoria dei costrutti personali di Kelly, terapia della Gestalt, EFT di Greenberg, la prospettiva psicoanalitica relazionale di Stern). Inoltre, la teoria su cui si fonda l'intervento terapeutico parte dai più recenti sviluppi della Teoria dell'Attaccamento (Modello Dinamico-Maturativo). Tale paradigma è inoltre confermato e integrato dalle ultime ricerche nel campo dell'Infant Research, nonché dalla prospettiva Fenomenologica. 

 

Lo scopo della scienza è sempre stato quello di raggiungere la conoscenza della realtà in modo oggettivo: capire le relazioni esistenti tra i fenomeni, così da individuare i principi generali che li governano. La psicologia, in particolare il comportamentismo, ha assunto come proprio questo principio: l'uomo è immerso in una realtà che noi possiamo conoscere così da adattarsi all'ambiente circostante. 

 

Il Costruttivismo invece afferma che esiste una realtà circostante, ma non è possibile conoscerla nella sua globalità e unicità. In altre parole, la conoscenza non è un rispecchiamento del mondo esterno, ma il prodotto che nasce dall'osservatore, in relazione alla sua struttura e alle sue esperienze personali. La persona in questo caso dà un senso e un ordine alla realtà circostante ed elabora le informazioni in base alla propria struttura. 

 

Prendiamo come esempio tre organismi: l'essere umano, il cane e un colibrì. La loro conoscenza del mondo è diversa?

Una ricerca in un laboratorio della California ha scoperto che negli occhi dei colibrì è presente un particolare cono che gli consente di vedere diverse tonalità di colori che gli essere umani non sono capaci nemmeno di immaginare, cosi come il cane che percepisce una quantità di odori e di suoni che nell'esperienza umana nemmeno esistono.

 

Il primo a considerare questo aspetto delle esperienze è stato Jean Piaget il quale ha affermato che l'individuo non è un soggetto passivo che si adatta ai cambiamenti circostanti dell'ambiente. Un evento ambientale produce un effetto o perturbazione su un organismo vivente, non in base alle peculiarità dell'evento stesso, ma in relazione alle caratteristiche strutturali dell'organismo. Ogni fenomeno perturbante su un organismo non dipende dalle sue caratteristiche ma dal significato che la persona gli conferisce. L'interpretazione dell'evento in sé, dipende da come la persona lo vive e dalla sua conformazione strutturale. 

L'individuo quindi costruisce un sua sua modalità di funzionamento che rappresenta quindi il prodotto del suo passato, ma è anche una delle infinite possibilità che ha saputo creare all'interno del contesto (familiare, culturale, sociale) nel quale ha vissuto. Ogni modalità non è di per sé giusta o sbagliata; la sofferenza che possiamo provare in alcuni momenti della vita, non ha a che fare con un modo sbagliato di comportarsi, di pensare o di vivere le proprie emozioni. E' il risultato delle esperienze del nostro passato che successivamente non è più adattivo, non permette alla persona di stare bene.

Il Costruttivismo sostiene che ogni essere umano non può conoscere la realtà circostante cosi come è, ma ogni conoscenza è soggettiva poiché ogni persona "interpreta" le proprie esperienze in funzione delle proprie peculiarità, in virtù di come si è costruita, in base alle proprie esperienze passate.

 

Ogni individuo così ha:

  1. una sua personale visione del mondo;
  2. una sua specifica modalità di costruire i significati;
  3. un suo modo di costruire la realtà;
  4. una sua modalità di dare un senso agli eventi;
  5. un suo modo di dare significato alle relazioni e alle proprie esperienze.

I diversi canali dell'esperienza

Nel corso della vita, ogni persona interpreta gli eventi, costruisce i propri significati grazie a diversi canali di conoscenza. 

1) La conoscenza dichiarativa è quell'insieme di informazioni che sono espresse direttamente in forma verbale ed è quel bagaglio di “sapere” che viene definito attraverso il linguaggio. E' quindi composto dalle regole generalizzate, dalle conoscenze esplicite che si hanno rispetto a sé e al mondo.

2) La conoscenza procedurale o il “saper fare” è quell'insieme di informazioni che sono acquisite attraverso l'esercizio e la pratica che regolano automaticamente il comportamento quotidiano. Essa è il “come” si compiono certe azioni, è quella parte della memoria che contiene le informazioni necessarie per svolgere le attività quotidiane che si eseguono in modo inconsapevole e automatico (guidare l'auto, andare in bicicletta, nuotare). 

3) La conoscenza emotivo-affettiva è quella forma di sapere che emerge dalla percezione del proprio stato corporeo e ci dà informazioni sul nostro rapporto con il mondo, in modo da permettere di orientare i nostri processi valutativi e i nostri comportamenti.

4) La conoscenza episodica è composta da informazioni ordinate in modo temporale in rapporto agli eventi della propria storia di vita, alle relazioni tra gli eventi, nonché i significati soggettivi da un punto di vista emotivo-affettivo. Essa è una memoria più strutturata e richiede l'integrazione delle conoscenze sopra descritte. 

 

I canali di conoscenza creano un sistema che elabora le informazioni ambientali mediante codici diversi e particolari. I significati costruiti contemporaneamente a partire dalle stesse esperienze o “perturbazioni” possono differire tra loro in modo più o meno ampio. Un canale può permettere un'elaborazione più sensoriale, un altro permette una raccolta di informazioni più razionale.

Il nostro sistema di conoscenza è composto solo da una parte di informazioni consapevoli, le altre sono implicite. Uno degli scopi della psicoterapia infatti è rendere esplicita la conoscenza implicita. Il terapeuta, grazie all'uso di strumenti conversazionali e tecniche immaginative, aiuta l'altro nella comprensione globale della sue esperienze: il suo modo di essere nel mondo. Quali significati la persona attribuisce alle proprie esperienze? Quali esperienze passate hanno contribuito a creare una sua particolare struttura conoscitiva? 

 

Gli interventi in psicoterapia si propongono l'uso di strumenti conoscitivi come la comprensione e la spiegazione. La prima è immaginarsi “nei panni dell'altro”, cogliere attraverso la relazione gli aspetti emotivi legati alle esperienze della persona, vedere il mondo con gli occhi dell'altro. La spiegazione promuove una visione più razionale, permette di spiegare la conoscenza dei nessi causali e dare una spiegazione ai vari “perché”. Attraverso questi due strumenti è possibile capire e comprendere olisticamente l'altro nella sua peculiarità e complessità.

I diversi canali dell'esperienza promuovono quindi una conoscenza implicita ed esplicita.

La conoscenza implicita ed esplicita

La prima include tutte quelle informazioni che sono importanti sia da un punto di vista emotivo che sociale tra le persone. Essa rimane inconsapevole e si sviluppa insieme a quella esplicita. E' tutto quello che sappiamo e che abbiamo accumulato negli anni nel nostro corpo; influenza inconsapevolmente le nostre azioni, i nostri sentimenti e i nostri pensieri. Una parte di questa conoscenza è stata acquisita nelle prime fasi dello sviluppo individuale e continua a strutturarsi per il resto della vita. Sono quelle informazioni che abbiamo elaborato ma sono al di fuori della consapevolezza. In questa categoria rientrano anche tutte quelle esperienze che sono state del tutto o in parte escluse a livello cosciente: esperienze infantili, abuso, abbandoni, violenze (fisiche e/o psicologiche), traumi (fisici, psichici), rifiuti, maltrattamenti; aspetti di quelle esperienze che provocherebbero un dolore o causerebbero un forte senso di colpa. Il bagaglio di questa conoscenza si forma a partire dalle prime relazioni dove l'altro, nel nostro caso le figure di accudimento, diventa lo specchio attraverso la sintonizzazione emotiva e la condivisione. Se per qualsiasi motivo queste esperienze precoci si incrinano, la coscienza porta con sé informazioni incongruenti e dolorose che vanno a sedimentarsi nel corso della sviluppo. 

Tipi di esperienze

Nella relazione diadica, grazie alla sintonizzazione reciproca, l'individuo si costruisce implicitamente sé, l'altro e il mondo. Le relazioni con le figure di attaccamento, non solo promuovono uno scambio di informazioni implicite, ma influenzano il corso dello sviluppo e quindi l'esperienza di sé come persona. Le relazioni sociali che, a partire dall'infanzia determinano il senso del proprio sé, veicolano una serie di informazioni che sono elaborate in genere al di fuori della consapevolezza. Il linguaggio verbale è solo un canale di informazioni, ne esistono infatti altri (paraverbale ed extraverbale) che veicolano messaggi impliciti. Nelle relazioni, in particolar modo nell'infanzia, la conoscenza si forma in modo speculare sull'altro: il contatto oculare, lo sguardo, il timbro e il tono della voce, la vicinanza e la lontananza dei corpi, il ritmo e l'intensità della voce. Queste informazioni passano all'altro durante le esperienze, in particolare durante le esperienze formative.

L'esperienza Immediata e Riflessa

 

Esperienza immediata

 

Essa è una conoscenza immediata, sono tutte quelle informazioni che sono elaborate immediatamente dalla coscienza e prediligono quindi un canale che mantiene il vincolo dell'implicito ma che rappresentano la materia da cui attingere quando la terapia pone l'attenzione su certi aspetti delle esperienze. Sono tutte quelle informazioni sensoriali e non immediatamente percepite. 

 

Esperienza riflessa 

 

Sono quella serie di informazioni che vengono elaborate solo successivamente, quando la terapia richiede un'attenzione specifica su particolari canali dell'esperienza. Essa è il frutto di una maggiore consapevolezza. Ogni esperienza immediata può essere spiegata attraverso un'esperienza riflessa, essa è basata principalmente su informazioni sensoriali implicite che non sono state di fatto elaborate durante l'esperienza stessa. Le sensazioni che promuovono quindi un arricchimento delle informazioni rispetto al proprio sé, all'altro e al mondo. La sensazione di sentirsi accaldato (esperienza immediata) può essere il risultato di uno sforzo appena fatto, di una paura improvvisa o una problema cardiocircolatorio (esperienza riflessa) ma sta di fatto che la persona sta percependo quella sensazione immediata che può avere cause diverse. 

 

Storia di vita o autobiografia

 

E' il prodotto dell'insieme dei processi ricorsivi che hanno permesso la costruzione di ciascuna esperienza immediata e riflessa in relazione alla struttura e alle caratteristiche della persona in ciascun momento storico del suo sviluppo. Le esperienze pregresse si costituiscono e si organizzano nella nostra memoria autobiografica; esse permettono di costruire i significati delle esperienze del presente e determinano le regole attraverso le quali la persona può muoversi nel mondo. 

In modo riduttivo, se da bambino le mie esperienze mi hanno portato a credere che io non sia in grado di affrontare la realtà circostante e il mondo quindi mi appare pericoloso, sarò maggiormente predisposto a ricercare figure che mi proteggono o  evitare nuove esperienze  che possono essere interpretate come minacciose.

I diversi aspetti della terapia

Durante la terapia, è fondamentale promuovere un cambiamento, aiutando la persona a conseguire un nuovo equilibrio. Quest'ultimo non deve limitarsi alla risoluzione dei sintomi o del malessere, ma deve porre specifica attenzione agli aspetti dell'esperienza (immediata e riflessa) dell'altro in modo da integrare le diverse parti della struttura di sé. 

La terapia non predilige un lavoro specifico sul sintomo, non perché non sia importante, ma perché rischia di non mantenersi nel tempo. Inoltre, il disagio che la persona manifesta, pur nella sofferenza che comporta, porta con sé un significato. La sintomatologia rappresenta il miglior modo che la persona ha trovato per mantenere il proprio equilibrio, soprattutto nell'affrontare eventi percepiti come minacciosi o scompensanti; comprendere perciò la sua funzione permette un cambiamento più profondo.

La relazione terapeutica rappresenta uno dei principali strumenti di cambiamento. In tal senso la persona tenderà a riproporre con il terapeuta le stesse dinamiche relazionali che ha nei confronti delle attuali figure importanti della sua vita. Il rapporto terapeutico è condito anche dalla soggettività del terapeuta che deve essere in grado di osservarla, monitorando con attenzione i propri sentimenti, gli impulsi ad agire evocati dall'altro; deve quindi essere in contatto con sé, per merito di una sufficiente consapevolezza delle proprie modalità di relazione; deve essere in grado di discernere quegli aspetti di sé che entrano in gioco nella relazione da quelli che invece sono aspetti specifici di quel particolare rapporto. Il professionista non può essere quindi un osservatore neutrale, ma le proprie sensazioni ed emozioni divengono degli strumenti di intervento per la comprensione dell'altro e per la conduzione del processo terapeutico.

La terapia costruttivista permette di riattivare un movimento nella persona e restituire un senso alle esperienze personali, senza stabilire né i contenuti, né la direzione che sarà scoperta insieme durante il prosieguo della relazione terapeutica. 

Strumenti del terapeuta costruttivista

Uno degli strumenti della terapia consiste nell'uso di metodi di conversazione che si mescolano all'interno dei diversi colloqui:

 

1) La conversazione maieutica: ha lo scopo di ricercare una spiegazione rispetto a se stesso, al proprio modo di reagire agli eventi, ponendosi come un osservatore di sé in terza persona. Questo strumento, veicolato attraverso delle domande, permette di acquisire una maggiore consapevolezza e il linguaggio utilizzato è prevalentemente sequenziale e logico;

2) La conversazione fenomenologica è finalizzata alla comprensione del terapeuta rispetto alla persona e del paziente rispetto a se stesso. In tal modo il linguaggio promuove una maggiore consapevolezza dei nessi associativi, utilizzando sensazioni proprie e/o costruendo immagini, fantasie, metafore proposte sia dal terapeuta che dalla persona. Questa tecnica permette di prendere contatto con le proprie sensazioni, con i propri vissuti emotivi in un preciso momento. Questa tecnica permette di descrivere dei modi di essere nel mondo perché ogni esperienza è sempre colorata dalla soggettività; 

3) La conversazione ermeneutica consiste in un racconto che usa il linguaggio e “la teoria” dello stesso individuo. In tal senso il terapeuta può proporre interpretazioni a partire da sensazioni che gli sono arrivate nella relazione oppure dalla comprensione che ipotizza di aver avuto rispetto a ciò che il paziente ha espresso attraverso l'uso delle parole o tramite il corpo.

Durante i colloqui le procedure appena menzionate possono alternarsi a procedure esperenziali/immaginative che hanno lo scopo di aiutare la persona a contattare nel qui ed ora ciò che sta sentendo, sia a livello emotivo-affettivo che corporeo. Queste procedure possono essere proposte durante la conversazione fenomenologica oppure il soggetto viene invitato a immaginare situazioni fantastiche a partire da immagini o sensazioni fisiche. 

Il malessere nell'ottica costruttivista

Nell'ottica costruttivista, come già accennato, l'individuo ha una sua realtà e lo scopo non è correggere la distorsione cognitiva ma comprendere il senso di questa sua particolare modalità di rapportarsi alla propria esperienza, il senso del suo disagio. Il sintomo è qualcosa che la persona ha costruito in virtù della sua esperienza. E' il modo migliore che il soggetto ha trovato per mantenere un equilibrio, seppur precario. L'obiettivo della terapia costruttivista è comprendere la funzione del suo malessere: a cosa serve! Processo che è fondamentalmente legato alla sfera del sentire piuttosto che a quella razionale. Lo scopo è di sentire "maturare" nuove modalità di stare nel mondo, più funzionali e meno dispendiose. E' quindi lo stesso soggetto della terapia che costruirà con il tempo nuove modalità e il terapeuta lo accompagnerà in questo percorso di conoscenza di sé. La terapia quindi "addestrerà" il paziente ha un'attenta auto-osservazione. 

 

Le tecniche terapeutiche hanno lo scopo di aiutare la persona ad ampliare le strutture del sistema di conoscenza; sono inoltre utilizzate procedure esperenziali e immaginative finalizzate a una maggior presa di contatto delle proprie emozioni. La relazione terapeutica rappresenta un altro strumento deputato al cambiamento, poiché ogni mezzo terapeutico deve essere calato all'interno di una relazione intersoggettiva che porta con sé significati impliciti che passano tra paziente e professionista. Tali significati rappresentano quindi uno dei motori del cambiamento.

Tutto ciò che la persona ha vissuto e come lo ha vissuto porta a essere quello che è diventata oggi. Rispettare e comprendere che cosa l'individuo ha costruito, può promuovere un cambiamento terapeutico. Non esiste quindi un disagio, un problema o un sintomo che non porti con sé un senso; scoprire insieme quel significato permette quindi di comprendere quello che sta accadendo alla persona e di "sentire" modalità alternative di stare nel mondo. Sarà il terapeuta a intervenire attraverso degli strumenti e a guidare l'altro durante la costruzione dei significati. La persona porta con sé un bagaglio di significati su cui lavoreremo insieme e che solo lei potrà dire se certi contenuti rappresentano un proprio vissuto emotivo.

In tale prospettiva lo scopo è aiutare la persona a trovare modalità di relazione con il mondo che siano più vicine alla propria identità e struttura. L'approccio quindi è quello di fornire degli strumenti conoscitivi che permettano di lavorare sui contenuti emotivi che solo la persona conosce. 

Tali presupposti modificano così la posizione dello psicoterapeuta che non può pensare di avere delle verità assolute da diffondere ai suoi pazienti. 

Alcuni specifici disturbi (attacchi di panicodepressioneansia generalizzata) nell'arco di alcuni mesi generalmente scompaiono e spesso invece emergono i veri problemi (relazionali, coniugali) che all'inizio del percorso non erano neanche riconosciuti dalla persona. Il sintomo quindi può avere la funzione di evitare di entrare in contatto con le vere problematiche del paziente.

Le etichette diagnostiche permettono di dirigere l'attenzione del terapeuta verso aspetti specifici dell'esperienza della persona e individuare i possibili contenuti che possono avere un particolare significato. Le diagnosi di per sé non forniscono delle indicazioni specifiche dell'altro, esse rappresentano soltanto una mappa dentro la quale muoversi nel contesto terapeutico.