Psicologo Costruttivista a Firenze?

Che cos'è la psicoterapia cognitivo-costruttivista?

Scopri come uno psicologo costruttivista può offrirti un aiuto psicologico personalizzato a Firenze.

Nel corso degli anni ha preso forma un nuovo modello di psicoterapia che si radica su un ampio bagaglio teorico, tra cui la teoria dei costrutti personali di Kelly, la terapia della Gestalt, l'EFT di Greenberg e la prospettiva psicoanalitica relazionale di Stern. Inoltre, la teoria alla base dell'intervento terapeutico è fortemente influenzata dai recenti sviluppi della Teoria dell'Attaccamento (Modello Dinamico-Maturativo). Questo paradigma è ulteriormente confermato e integrato dalle ultime ricerche nel campo dell'Infant Research e dalla prospettiva Fenomenologica.

Lo scopo della scienza è sempre stato quello di raggiungere una conoscenza oggettiva della realtà: comprendere le relazioni tra i fenomeni per identificare i principi generali che li governano. La psicologia, specialmente il comportamentismo, ha adottato questo principio, sostenendo che l'uomo può conoscere la sua realtà per adattarsi meglio all'ambiente circostante.

Il Costruttivismo invece afferma che esiste una realtà circostante, ma non possiamo conoscerla nella sua totalità. La conoscenza, secondo questa prospettiva, non riflette il mondo esterno, ma è un prodotto dell'osservatore, influenzata dalla struttura e dalle esperienze soggettive. Uno psicoterapeuta ad orientamento costruttivista sostiene che ogni individuo dà un senso e un ordine alla realtà basandosi sulla propria struttura interna.

Ad esempio, consideriamo tre organismi: un essere umano, un cane e un colibrì. La loro percezione del mondo è diversa?

Una ricerca in un laboratorio della California ha scoperto che gli occhi dei colibrì contengono un cono particolare che permette loro di vedere tonalità di colori che gli esseri umani non riescono nemmeno a immaginare. Allo stesso modo, i cani percepiscono odori e suoni che non esistono nell'esperienza umana.

Il primo a considerare questo aspetto delle esperienze fu Jean Piaget, il quale affermò che l'individuo non è un soggetto passivo che si adatta ai cambiamenti dell'ambiente. Un evento ambientale produce un effetto o perturbazione su un organismo vivente, non in base alle caratteristiche dell'evento stesso, ma in relazione alle caratteristiche strutturali dell'organismo. Ogni fenomeno perturbante su un organismo dipende dal significato che la persona gli attribuisce. L'interpretazione dell'evento dipende da come la persona lo vive e dalla sua struttura interna.

Ogni individuo costruisce una propria modalità di funzionamento che rappresenta il prodotto del suo passato, ma anche una delle infinite possibilità create nel contesto familiare, culturale e sociale in cui ha vissuto. Nessuna modalità è intrinsecamente giusta o sbagliata; la sofferenza che proviamo in alcuni momenti della vita non è dovuta a un modo errato di comportarsi, pensare o vivere le emozioni. È il risultato di esperienze passate che non sono più adattive e non permettono alla persona di stare bene.

Un psicologo psicoterapeuta Firenze può aiutare in questi casi, offrendo un aiuto psicologico Firenze. Il Costruttivismo insegna che ogni essere umano non può conoscere la realtà circostante come essa è, poiché ogni conoscenza è soggettiva e ogni persona interpreta le proprie esperienze in base alle proprie peculiarità e esperienze passate.

Ogni individuo, quindi, ha:

  1. una propria visione del mondo;
  2. una propria modalità di costruire i significati;
  3. una propria percezione della realtà;
  4. una propria maniera di dare senso agli eventi;
  5. un proprio modo di dare significato alle relazioni e alle esperienze.

I diversi canali dell'esperienza

L'ansia, la depressione, l'attacco di panico che significato hanno per la persona? Uno psicologo costruttivista può essere particolarmente utile nel chiarire queste problematiche perché la costruzione di ogni conoscenza soggettiva comprende informazioni sia consapevoli che implicite. Uno degli scopi della psicoterapia, come inteso da uno psicologo costruttivista, è rendere esplicita la conoscenza implicita. Il terapeuta, attraverso strumenti conversazionali e tecniche immaginative, aiuta nella comprensione globale delle esperienze: il modo di essere nel mondo di ogni persona.

Quali significati si attribuiscono alle proprie esperienze?

Quali esperienze passate hanno contribuito a creare una particolare struttura conoscitiva?

 

Nel corso della vita quindi, ogni persona interpreta gli eventi e costruisce i propri significati attraverso diversi canali di conoscenza. Uno psicologo costruttivista può aiutare a esplorare questi processi.

1) La conoscenza dichiarativa è quell'insieme di informazioni espresse direttamente in forma verbale, rappresentando il bagaglio di “sapere” definito attraverso il linguaggio. Include regole generalizzate e conoscenze esplicite relative a sé e al mondo.

 

2) La conoscenza procedurale o il “saper fare” comprende le informazioni acquisite attraverso esercizio e pratica che regolano automaticamente il comportamento quotidiano. Essa racchiude il “come” si compiono certe azioni, come guidare l'auto, andare in bicicletta o nuotare, svolte inconsapevolmente e automaticamente.

 

3) La conoscenza emotivo-affettiva emerge dalla percezione del proprio stato corporeo, fornendo informazioni sul nostro rapporto con il mondo. Ci orienta nei processi valutativi e comportamentali.

4) La conoscenza episodica è composta da informazioni ordinate temporalmente relative agli eventi della propria storia di vita, alle relazioni tra gli eventi e ai significati soggettivi emotivo-affettivi. Richiede l'integrazione delle altre forme di conoscenza.

 

I canali di conoscenza creano un sistema che elabora informazioni ambientali con codici diversi e particolari. I significati costruiti dalle stesse esperienze o “perturbazioni” possono variare considerevolmente. Un canale può permettere un'elaborazione più sensoriale, mentre un altro raccoglie informazioni in modo più razionale.

 

Gli interventi in psicoterapia utilizzano strumenti conoscitivi come la comprensione e la spiegazione. La comprensione implica immaginarsi “nei panni dell'altro”, cogliendo gli aspetti emotivi delle esperienze della persona e vedendo il mondo con i suoi occhi. La spiegazione offre una visione più razionale, spiegando i nessi causali e fornendo risposte ai vari “perché”. Attraverso questi strumenti, è possibile comprendere l'altro nella sua complessità. Solo vedendo la persona con i suoi occhi e possibile poi comprendere il significato dei sintomi ansioni, depressivi, alimentari ecc.

 

I diversi canali dell'esperienza promuovono quindi una conoscenza sia implicita che esplicita.

La conoscenza implicita ed esplicita

La conoscenza implicita include tutte quelle informazioni che sono importanti sia da un punto di vista emotivo che sociale. Essa rimane inconsapevole e si sviluppa insieme a quella esplicita. È tutto quello che sappiamo e che abbiamo accumulato negli anni nel nostro corpo; la conoscenza implicita influenza inconsapevolmente le nostre azioni, i nostri sentimenti e i nostri pensieri. Una parte di questa conoscenza è stata acquisita nelle prime fasi dello sviluppo individuale e continua a strutturarsi per il resto della vita. Sono quelle informazioni che abbiamo elaborato, ma sono al di fuori della consapevolezza. In questa categoria rientrano anche tutte quelle esperienze che sono state del tutto o in parte escluse a livello cosciente: esperienze infantili, abuso, abbandoni, violenze (fisiche e/o psicologiche), traumi (fisici, psichici), rifiuti, maltrattamenti; aspetti di quelle esperienze che provocherebbero un dolore o causerebbero un forte senso di colpa così la coscienza rimuove, falsifica o distorce il vissuto emotivo legato a quei particolari accadimenti. Il bagaglio di questa conoscenza si forma a partire dalle prime relazioni dove l'altro, nel nostro caso le figure di accudimento, diventa lo specchio attraverso la sintonizzazione emotiva e la condivisione. Se per qualsiasi motivo queste esperienze precoci si incrinano, la coscienza porta con sé informazioni incongruenti e dolorose che vanno a sedimentarsi nel corso della sviluppo. I sintomi ansiosi possono emergere in conseguenza di queste situazioni vissute durante la fanciullezza, rendendo così necessario l'intervento di un psicologo costruttivista, che offre un supporto specializzato per affrontare questi traumi profondi.

Tipi di esperienze

Nella relazione diadica, grazie alla sintonizzazione reciproca, l'individuo si costruisce implicitamente sé, l'altro e il mondo. Le relazioni con le figure di attaccamento, non solo promuovono uno scambio di informazioni implicite, ma influenzano il corso dello sviluppo e quindi l'esperienza di sé come persona. Le relazioni sociali che, a partire dall'infanzia determinano il senso del proprio sé, veicolano una serie di informazioni che sono elaborate in genere al di fuori della consapevolezza. Il linguaggio verbale è solo un canale di informazioni, ne esistono infatti altri (paraverbale ed extraverbale) che veicolano messaggi impliciti. Nelle relazioni, in particolar modo nell'infanzia, la conoscenza si forma in modo speculare sull'altro: il contatto oculare, lo sguardo, il timbro e il tono della voce, la vicinanza e la lontananza dei corpi, il ritmo e l'intensità della voce. Queste informazioni passano all'altro durante le esperienze, in particolare durante le esperienze formative.

L'esperienza Immediata e Riflessa

Esperienza immediata

 

L'esperienza immediata riguarda tutte quelle informazioni elaborate all'istante dalla coscienza, preferendo un canale che mantiene l'implicito. Queste informazioni rappresentano la base da cui attingere quando la terapia, come quella offerta da uno psicologo costruttivista, pone l'attenzione su certi aspetti delle esperienze. Sono tutte quelle informazioni sensoriali e non immediatamente percepite. 

 

Esperienza riflessa

 

Le esperienze riflesse comprendono informazioni elaborate successivamente, quando la terapia richiede un'attenzione specifica su particolari canali dell'esperienza. Questa consapevolezza più profonda è il frutto di una maggiore riflessione. Ogni esperienza immediata può essere spiegata attraverso un'esperienza riflessa; essa si basa principalmente su informazioni sensoriali implicite che non sono state elaborate durante l'esperienza stessa. Ad esempio, la sensazione di sentirsi accaldato (esperienza immediata) può derivare da uno sforzo fisico, una paura improvvisa o un problema cardiocircolatorio (esperienza riflessa). In ogni caso, la persona percepisce una sensazione immediata che può avere diverse cause. 

 

La storia di vita o autobiografia

 

Essa è il risultato dell'insieme dei processi che hanno permesso la costruzione delle esperienze immediate e riflesse in relazione alla struttura e alle caratteristiche della persona in ogni momento del suo sviluppo. Le esperienze passate si organizzano nella memoria autobiografica, consentendo di costruire i significati delle esperienze presenti e determinando le regole attraverso cui navigare nel mondo. Ad esempio, se durante l'infanzia le mie esperienze mi hanno portato a credere di non essere in grado di affrontare la realtà circostante, il mondo potrebbe apparirmi pericoloso. Sarò quindi più incline a cercare figure protettive o evitare nuove esperienze che potrebbero sembrare minacciose. 

 

I diversi aspetti della terapia

Durante la terapia, è fondamentale promuovere un cambiamento, aiutando la persona a conseguire un nuovo equilibrio. Quest'ultimo non deve limitarsi alla risoluzione dei sintomi o del malessere, ma deve porre specifica attenzione agli aspetti dell'esperienza (immediata e riflessa) dell'altro in modo da integrare le diverse parti della struttura di sé. 

La terapia non predilige un lavoro specifico sul sintomo, non perché non sia importante, ma perché rischia di non mantenersi nel tempo. Inoltre, il disagio che la persona manifesta, pur nella sofferenza che comporta, porta con sé un significato. La sintomatologia rappresenta il miglior modo che la persona ha trovato per mantenere il proprio equilibrio, soprattutto nell'affrontare eventi percepiti come minacciosi o scompensanti; comprendere perciò la sua funzione permette un cambiamento più profondo.

La relazione terapeutica rappresenta uno dei principali strumenti di cambiamento. In tal senso la persona tenderà a riproporre con il terapeuta le stesse dinamiche relazionali che ha nei confronti delle attuali figure importanti della sua vita. Il rapporto terapeutico è condito anche dalla soggettività del terapeuta che deve essere in grado di osservarla, monitorando con attenzione i propri sentimenti, gli impulsi ad agire evocati dall'altro; deve quindi essere in contatto con sé, per merito di una sufficiente consapevolezza delle proprie modalità di relazione; deve essere in grado di discernere quegli aspetti di sé che entrano in gioco nella relazione da quelli che invece sono aspetti specifici di quel particolare rapporto. Il professionista non può essere quindi un osservatore neutrale, ma le proprie sensazioni ed emozioni divengono degli strumenti di intervento per la comprensione dell'altro e per la conduzione del processo terapeutico.

La terapia costruttivista permette di riattivare un movimento nella persona e restituire un senso alle esperienze personali, senza stabilire né i contenuti, né la direzione che sarà scoperta insieme durante il prosieguo della relazione terapeutica. 

Strumenti del terapeuta costruttivista

Uno degli strumenti della terapia consiste nell'uso di metodi di conversazione che si mescolano all'interno dei diversi colloqui:

 

1) La conversazione maieutica: ha lo scopo di ricercare una spiegazione rispetto a se stesso, al proprio modo di reagire agli eventi, ponendosi come un osservatore di sé in terza persona. Questo strumento, veicolato attraverso delle domande, permette di acquisire una maggiore consapevolezza e il linguaggio utilizzato è prevalentemente sequenziale e logico;

2) La conversazione fenomenologica è finalizzata alla comprensione del terapeuta rispetto alla persona e del paziente rispetto a se stesso. In tal modo il linguaggio promuove una maggiore consapevolezza dei nessi associativi, utilizzando sensazioni proprie e/o costruendo immagini, fantasie, metafore proposte sia dal terapeuta che dalla persona. Questa tecnica permette di prendere contatto con le proprie sensazioni, con i propri vissuti emotivi in un preciso momento. Questa tecnica permette di descrivere dei modi di essere nel mondo perché ogni esperienza è sempre colorata dalla soggettività; 

3) La conversazione ermeneutica consiste in un racconto che usa il linguaggio e “la teoria” dello stesso individuo. In tal senso il terapeuta può proporre interpretazioni a partire da sensazioni che gli sono arrivate nella relazione oppure dalla comprensione che ipotizza di aver avuto rispetto a ciò che il paziente ha espresso attraverso l'uso delle parole o tramite il corpo.

Durante i colloqui le procedure appena menzionate possono alternarsi a procedure esperenziali/immaginative che hanno lo scopo di aiutare la persona a contattare nel qui ed ora ciò che sta sentendo, sia a livello emotivo-affettivo che corporeo. Queste procedure possono essere proposte durante la conversazione fenomenologica oppure il soggetto viene invitato a immaginare situazioni fantastiche a partire da immagini o sensazioni fisiche. 

Il malessere nell'ottica costruttivista

Nell'ottica costruttivista, come già accennato, l'individuo ha una sua realtà e lo scopo non è correggere la distorsione cognitiva ma comprendere il senso di questa sua particolare modalità di rapportarsi alla propria esperienza, il senso del suo disagio. Il sintomo è qualcosa che la persona ha costruito in virtù della sua esperienza. E' il modo migliore che il soggetto ha trovato per mantenere un equilibrio, seppur precario. L'obiettivo della terapia costruttivista è comprendere la funzione del suo malessere: a cosa serve! Processo che è fondamentalmente legato alla sfera del sentire piuttosto che a quella razionale. Lo scopo è di sentire "maturare" nuove modalità di stare nel mondo, più funzionali e meno dispendiose. E' quindi lo stesso soggetto della terapia che costruirà con il tempo nuove modalità e il terapeuta lo accompagnerà in questo percorso di conoscenza di sé. La terapia quindi "addestrerà" il paziente ha un'attenta auto-osservazione. 

 

Le tecniche terapeutiche hanno lo scopo di aiutare la persona ad ampliare le strutture del sistema di conoscenza; sono inoltre utilizzate procedure esperenziali e immaginative finalizzate a una maggior presa di contatto delle proprie emozioni. La relazione terapeutica rappresenta un altro strumento deputato al cambiamento, poiché ogni mezzo terapeutico deve essere calato all'interno di una relazione intersoggettiva che porta con sé significati impliciti che passano tra paziente e professionista. Tali significati rappresentano quindi uno dei motori del cambiamento.

Tutto ciò che la persona ha vissuto e come lo ha vissuto porta a essere quello che è diventata oggi. Rispettare e comprendere che cosa l'individuo ha costruito, può promuovere un cambiamento terapeutico. Non esiste quindi un disagio, un problema o un sintomo che non porti con sé un senso; scoprire insieme quel significato permette quindi di comprendere quello che sta accadendo alla persona e di "sentire" modalità alternative di stare nel mondo. Sarà il terapeuta a intervenire attraverso degli strumenti e a guidare l'altro durante la costruzione dei significati. La persona porta con sé un bagaglio di significati su cui lavoreremo insieme e che solo lei potrà dire se certi contenuti rappresentano un proprio vissuto emotivo.

In tale prospettiva lo scopo è aiutare la persona a trovare modalità di relazione con il mondo che siano più vicine alla propria identità e struttura. L'approccio quindi è quello di fornire degli strumenti conoscitivi che permettano di lavorare sui contenuti emotivi che solo la persona conosce. 

Tali presupposti modificano così la posizione dello psicoterapeuta che non può pensare di avere delle verità assolute da diffondere ai suoi pazienti. 

Alcuni specifici disturbi (attacchi di panicodepressioneansia generalizzata) nell'arco di alcuni mesi generalmente scompaiono e spesso invece emergono i veri problemi (relazionali, coniugali) che all'inizio del percorso non erano neanche riconosciuti dalla persona. Il sintomo quindi può avere la funzione di evitare di entrare in contatto con le vere problematiche del paziente.

Le etichette diagnostiche permettono di dirigere l'attenzione del terapeuta verso aspetti specifici dell'esperienza della persona e individuare i possibili contenuti che possono avere un particolare significato. Le diagnosi di per sé non forniscono delle indicazioni specifiche dell'altro, esse rappresentano soltanto una mappa dentro la quale muoversi nel contesto terapeutico.