Relazione Tossica: mal d'amore o dipendenza affettiva?

Relazione difficile:  mal d'amore o dipendenza affettiva?

Tutti siamo passati da quel momento doloroso in cui abbiamo chiuso con un nostro eventuale partner. In genere, chiudere una  relazione non è una scelta semplice, né tantomeno sgombra da forti emozioni. Spesso sopraggiungono reazioni contrastanti: paura, dolore, rabbia, ansia, sfiducia, tristezza  che sono accompagnate da molte domande:

  • Avrò fatto la cosa giusta?
  • Sono così insoddisfatto della mia relazione?
  • Ci possono essere altre soluzioni?
  • La rabbia verso di me è la prova del suo amore?
  • La sua mancanza è la dimostrazione che io lo amo?

Una volta presa la decisione, seppur non facile, la persona proverà anche un senso di sollievo e  distacco, però la separazione è dramma, malinconia, tristezza, ma anche uno stato di necessità, soprattutto quando si perdono il rispetto per se stessi e la dignità. L'aspetto positivo degli incontri "sbagliati" è nello stupore suscitato dall'appuntamento successivo; riuscire a capire che ci possiamo meritare di più. 

Questa condizione fa parte di quello che in psicologia si chiama "elaborazione del lutto", ossia allontanarsi emotivamente da una figura di riferimento che ha avuto un ruolo importante nella nostra vita.  Questo percorso porta con sé però delle alternative. Esistono infatti persone che, pur riconoscendo nella coppia delle dinamiche malsane, non riescono a chiudere la loro relazione; richiedono un incessante bisogno di amore, ma soprattutto sembra che la loro persona sia costantemente subordinata alla presenza dell'altro. 

La dipendenza affettiva

E' una modalità relazionale in cui una persona ha bisogno continuamente degli altri per essere approvata sostenuta, aiutata e guidata. L'individuo dipendente fonda la propria esistenza sull'approvazione altrui, poiché ha una scarsa autostima. Si trova così dipendente dagli altri, perché  si sente incapace di prendere decisioni senza un incoraggiamento esterno. 

Questa modalità porta con sé dinamiche relazionali pericolose; in quanto  dipendente, l'individuo ha un bisogno eccessivo di essere accudito che inevitabilmente lo porta ad assumere dei comportamenti di sottomissione e  di conseguenza un'insana angoscia di separazione. 

La dipendenza affettiva è il contrario dell'amore verso di sé; il dipendente affettivo desidera essere amato sopra ogni cosa, ma non conosce se stesso, non si prende cura di sé.

La sua profonda convinzione è che non può essere accettato per quello che è, ma immagina comunque di essere amato da qualcuno per colmare un immenso vuoto.

Vive nella paura di non piacere e ha il timore della solitudine, perché è convinto di non farcela da solo. Accetta l'altro per ogni suo comportamento, anche se questo può andare contro ai suoi valori e alle sue convinzioni morali.

Ha un costante bisogno di essere amato, perciò non pone limiti, perché questi potrebbero eventualmente portarlo a vivere un distacco o un abbandono. Può quindi diventare oggetto di violenze, abusi o comportamenti che mettono a repentaglio il suo valore, nonché la sua dignità. 

Non ponendo limiti, crea le condizioni affinché l'altro metta in atto condotte o atteggiamenti sempre più intrusivi e alimenta una forma di violazione nei suoi confronti. 

La dipendenza lo porta inevitabilmente a non prendere contatto con il proprio sé; la persona pone principalmente attenzione ai desideri, valori, convinzioni di chi le sta vicino, dimenticando però se stessa. Il dipendende affettivo mette la propria vita nelle mani dell'altro e questa dinamica amplifica la sua dipendenza. In altri termini, diventa spettatore della propria esistenza, attende in modo passivo la libertà concessa dall'altro e si aspetta che il partner promuova la sua felicità. In questo caso però non c'è nessun "manuale" che possa stabilire quanto siamo felici. Alcuni vogliono essere "sottomessi" e in questa circostanza nessuno può giudicare. Ogni coppia ha un proprio equilibrio. Se siamo felici, perché rinunciare?

 

I diversi volti dell'amore

Ci sono tanti modi d'amare, come quello appena descritto, ma ne esistono altri che portano con sé percorsi altrettanto dolorosi, contorti, complicati. Il dipendente affettivo è solo una modalità tra le tante. Può accadere che alcune dinamiche siano riconducibili più all'odio che all'amore: relazioni distruttive per entrambi o solo per un membro della coppia. Può succedere che la persona  appaia molto richiestiva e qualsiasi manifestazione d'amore non è mai abbastanza per essere rassicurata, amata, confortata. Così si innescano dei meccanismi per cui la persona aggredisce il proprio partner quando è in ritardo, quando non gli pone la giusta attenzione, quando è triste. L'altro si trova nella condizione di modificare continuamente i suoi piani e a regolarsi in base alle richieste del compagno. Una modalità simile a quella del dipendente, seppur rispettando un minimo spazio e amor proprio. 

Un'altra situazione comune è quella di trattare il compagno in modo distaccato: in una prima fase il partner appare un eccellente corteggiatore ma, una volta soddisfatto il desiderio di conquista, l'altro perde valore, fino a manifestare espressamente il suo poco coinvolgimento. La vittima di turno entra in una spirale di sofferenza, centellinando l'amore e l'attenzione. Il gioco diventa un processo di coinvolgimento e distacco: se l'altro si allontana, il corteggiatore nuovamente si riavvicina e viceversa. 

Alcuni si fermano alla fase del corteggiamento e cercano di riproporlo continuamente, con persone sempre diverse. Altri, appena terminata la fase dell'innamoramento, ritengono concluso il rapporto, incapaci di affrontare l'inevitabile trasformazione qualitativa della relazione. L'incapacità di tenere un amore è molto diffusa: alcuni sono capaci di innamorarsi, ma non di costruire un rapporto; in questo caso la persona non si mette mai in gioco e le relazioni, per lei, appaiono una fatica inutile. 

Esistono invece amanti che fuggono in primis da se stessi. Quando una relazione  diventa stabile e duratura, la persona non accetta la quotidianità e le difficoltà che inevitabilmente subentrano nella coppia. Si tratta di amanti immaturi che credono erroneamente che "in amor vince chi fugge"; sono convinti che il loro fascino risieda nel farsi cercare, giustificandosi spesso con frasi esemplari: "Ho bisogno dei miei spazi";Il lavoro mi occupa la maggior parte del tempo"; "In questo periodo non ho la testa per impegnarmi in un rapporto stabile"; "Sono rimasto scottato da una relazione precedente". In verità ricercano rapporti superficiali e quando invece la relazione assume caratteri di stabilità e condivisione, tali amanti fuggono. Si impegnano ad ottenere solo il buono delle relazioni, senza considerare gli altri aspetti della medaglia. 

Un'altra tipologia di "amore dannoso" è quello soprannominato "io ti cambierò". L'amore tra due persone nasce e cresce nel rispetto della diversità dell'altro. Pensare di manipolare il partner secondo la nostra idea di amore è totalmente fallimentare e intollerabile. Voler cambiare qualcuno porterà inevitabilmente a una frattura relazionale. Le domande da porsi in questo caso sono:

"Chi sono io per pretendere nell'altro un cambiamento?; se voglio cambiare qualcuno, probabilmente non ho stima di quella persona? se fossi io a cambiare?"

Esiste poi il "terzo incomodo", colui che incarna il ruolo dell'amante. Sono convinti di avere una posizione fondamentale nella vita dell'altro, poiché spesso rappresentano  i confidenti del loro partner, ma in realtà vivono nella solitudine e nell'impotenza, poiché, non appena fanno una richiesta all'amante, quest'ultimo può inevitabilmente tornare dal compagno/a ufficiale. In questo gioco, il loro ruolo è statico, sono in una sorta di limbo emotivo perché non sono né totalmente accettati e né totalmente rifiutati. Vivono un rapporto "part-time" che sembra loro condito di aspetti emotivi inequiparabili  e straordinari. In realtà la loro relazione viaggia su criteri dettati dal tempo e dalle regole dell'altro e quegli "ingredienti emotivi" di cui vanno fieri, sono amplificati dalla "trasgressione" e dal tempo limitato che hanno a disposizione.

I masochisti rappresentano l'emblema dell'infelicità. Nella loro vita sembra costante il dolore spesso irrinunciabile, senza la sofferenza non captano il fascino dell'altro. Una dinamica relazionale che ha un carnefice e una vittima. Il primo sembra divertito nel porre un danno con umiliazioni, abusi (verbali e/o fisici), violenze psicologiche. Un escalation senza fine, un gioco al massacro, dove esistono "deserti emotivi" e "assenze empatiche". L'amore è sofferenza, forse conosciuta durante l'infanzia; quel periodo fondamentale per creare le basi di sani rapporti affettivi. Sovente, si tratta di persone che hanno vissuto in famiglie dove un membro genitoriale era una figura satellite o emotivamente  assente.  Quel genitore che farà da modello e che tenderà a costituire l'imprinting per le successive esperienze relazionali che hanno come comun denominatore: l'abbandono, il dolore, il senso della precarietà.  Perché oltre l’abbandono, perseguono un ideale di amore che ha come obiettivo quello di rendere stabile una relazione che già di partenza non lo è. Si innescano così dinamiche dolorose che tendenzialmente portano a una costante sofferenza. 

Esiste poi la persona che ha come scopo quello di “salvare il partner” che di solito appare una persona problematica e che, di conseguenza, genera nell’altro emozioni intense. L'illusione di questi soggetti è che aiuteranno il partner a diventare una persona migliore, ma nessuno cambia nessuno, almeno che non sia il diretto interessato a voler dare una svolta alla propria vita. 

L'amore Maturo

"...Perché è un'esperienza che ci fa sentire completamente vivi, ci rigenera, risveglia tutti i sensi, ingigantisce ogni emozione, la nostra realtà quotidiana è scossa, siamo catapultati in paradiso, può durare solo un momento, un'ora, un pomeriggio, ma questo non toglie una virgola al suo valore, perché ci lascia dei ricordi preziosi che conserveremo per tutta la nostra vita. Quando ci innamoriamo sentiamo Puccini nella testa, credo che succeda perché la sua musica esprime pienamente il desiderio di incontrare la passione nella nostra vita e l'amore romantico e mentre ascoltiamo la Bohème o la Turandot, mentre leggiamo Cime Tempestose o guardiamo Casablanca, un po' di quell'amore rivive anche dentro di noi..."

Questa è una citazione tratta dal film "L'amore ha due facce" che racchiude quali segnali compaiono dentro di noi quando ci innamoriamo. 

 

 

L'amore può essere suddiviso in fasi: nella prima, le emozioni e i comportamenti che vengono provati assolvono alla scopo di scegliere la persona giusta e instaurare con quella una relazione intima. Le tappe attraverso le quali una relazione si forma sono quelle più funzionali al buon adattamento della persona all'ambiente.

L'attrazione il corteggiamento e il flirt

La prima fase appunto è quella caratterizzata da tre elementi: l'attrazione, il corteggiamento e il flirt. In questo particolare momento due individui si vedono e scatta qualcosa a livello epidermico: le due persone si piacciono. Nasce così un gioco di corteggiamento: uno che pone le attenzioni all'altro che a sua volta gioca con sguardi e ammiccamenti. I due corpi sono protesi, la loro comunicazione non verbale  e para verbale risulta diversa: la voce è alta, il tono appare gioioso, il linguaggio è animato, cercano il contatto oculare l'uno dell'altra.

L'attenzione è spostata sull'altro: al suo odore, alle sue peculiarità, ai suoi tratti specifici. L'interesse e la disponibilità si esprimono su una modalità non verbale e su argomenti generici che però racchiudono un carattere affascinante e stimolante.

In questo momento ogni individuo adotta delle strategie inconsapevoli che hanno l'obiettivo di individuare la giusta persona alla quale legarsi;  ognuno esprime e offre il meglio di sé.  I contatti tra i corpi, lo sfiorare la pelle dell'altro sono segni di piacere e disponibilità. Questa fase, detta flirt, ha due funzioni: la prima è rendersi disponibile sessualmente; la seconda indica che la persona di fronte è propensa a prendersi cura di noi:  ascolta i nostri bisogni, entra in contatto con la parte emotiva di noi stessi. 

L'innamoramento

La fase successiva è quella dell'innamoramento. Questo periodo è caratterizzato dalla supremazia dell'irrazionalità a sfavore della razionalità; l'innamoramento è un sentimento estremo, non uno stato di semplice torpore. Essere coscienti che questa fase non ha comportato nessun cambiamento nella nostra vita, significa che l'amore è semplicemente dettato dal buon senso, è in altri termini privo di quel carattere folle che contraddistingue l'amore. Durante l'innamoramento è inevitabile soffrire, questa è l'altra faccia della medaglia. L'altro ci manca, desideriamo ardentemente la sua presenza, la sua vicinanza, il suo contatto, quando questi bisogni risultano insoddisfatti, inevitabilmente soffriamo. L'attesa, l'incertezza, l'insicurezza fanno parte di questo moto emotivo che racchiude in sé "la passione".

I segni che caratterizzano questo periodo sono: l'insonnia, perdita o riduzione dell'appetito, la sensazione di avere un'energia immensa, le reazioni fisiologiche (battito cardiaco accelerato, sudorazione, bocca secca) esperite in presenza del partner. L'eccitamento è accompagnato dalla passione ed è proprio in questa fase che emerge il rischio. L'amore è come camminare sulle sabbie mobili per questo è importante che i più giovani abbiano un aiuto (un supporto di un adulto di riferimento che permetta loro di esprimere le loro paturnie, ansie, preoccupazioni), perché l'amore si impara e ci fortifica. L'attrazione e l'innamoramento verso un individuo, promuove la produzione di Feniletilammina che per le sue particolari proprietà provoca  le sensazioni associate all'amore: aumento dell'energia fisica e una maggiore produzione di dopamina (neurotrasmettitore che regola il tono dell'umore). Contemporaneamente aumentano tutti quei comportamenti che hanno un effetto calmante, ma l'eccitazione non lascia completamente lo spazio alla tenerezza. Gli innamorati si tengono per mano, la qualità della voce cambia (abbassano il tono, diventa dolce), si usano vezzeggiativi. In questa fase il sistema sessuale, lascia lentamente lo spazio al sistema di attaccamento e di accudimento. Nelle fasi del corteggiamento  e del flirt ciascuno presenta i suoi lati migliori, nello stadio dell'innamoramento ognuno comincia a condividere con l'altro le proprie delusioni, esperienze negative che hanno caratterizzato gli anni precedenti l'incontro. Appena la relazione assume una forma, ciascun partner comincia a funzionare per l'altro come risorsa affettiva, come rifugio emotivo. Il compagno diventa fonte di conforto ed accudimento. La fase dell'innamoramento porta con sé delle "trappole". Quando ci innamoriamo entrano in gioco dei fattori irrazionali: tendiamo ad idealizzare il partner e di conseguenza proiettiamo su di lui i nostri bisogni e le nostre aspettative. Inoltre, ognuno tende a mostrare all'altro la parte migliore di sé, immaginando per certi aspetti una relazione idilliaca. Quando questo periodo lascia il posto all'amore, è lì che cadono le illusioni. 

L'amore

In questa fase subentrano aspetti più razionali, emergono lentamente i lati del carattere del partner che non ci piacciono. Al di là di situazioni estreme (abusi, violenze verbali e fisiche), le domande da porsi sono:

1) l'altro lo accetto per quello che realmente è? lo vorrei diverso?

2) Il rapporto è condito di scambio (emotivo, verbale)?

3) E' presente una certa dose di reciprocità? 

Da un punto di vista passionale, la frequenza dell'attività sessuale diminuisce e invece aumenta l'uno per l'altro il bisogno di un supporto emozionale, l'accoglimento e l'accudimento.

La passione infatti cede lentamente il posto all'intimità dove le emozioni predominanti sono: affetto, calore e fiducia; è in base a questi sentimenti che scatta il desiderio sessuale. Questo salto qualitativo rappresenta il cambiamento più importante all'interno della coppia. Da un punto di vista fisiologico, le ripetute esperienze sessuali vissute durante la fase dell'innamoramento hanno prodotto la fenilanfetamine in modo continuativo. Queste sostanze hanno provocato a loro volta le endorfine, responsabili della sensazione di piacere e appagamento. Grazie a questo processo, il partner diventa lo stimolo associato alla sensazione di benessere che all'interno della coppia si esprime nel desiderio di farsi le coccole, abbracciarsi, toccarsi, mantenere un legame di vicinanza. In questa fase può emergere l'ansia da separazione, quella condizione emotiva che si manifesta quando l'altro non c'è. Essere consapevoli del fatto che il partner, qualora ci sia un pericolo da affrontare o un dolore, è lontano. Questo aspetto indica che il legame di attaccamento si è formato e la relazione ha come funzione principale quella di garantire la sopravvivenza e la protezione l'uno dell'altro. 

L'amore di per sé non basta, benché sia un fattore indispensabile nel rapporto coniugale. Per un'unione felice sono altrettanto importanti certe doti: attenzione,  sensibilittà, generosità, responsabilità,  lealtà, fiducia reciproca, apprezzamento. Questi aspetti possono essere coltivati sia nell'ambito della coppia che da ciascun membro. Questo non vuol dire che se certe caratteristiche non ci sono allora la  relazione entrerà prima o poi in crisi, ma è necessaria una buona conoscenza di sé, non solo per capire le proprie aspettative ed i propri bisogni, ma anche per saperle comunicare all'altro.  E' fondamentale scendere a compromessi, agire secondo decisioni prese in comune, una buona propensione ad accettarsi, perdonarsi, tollerare difetti, sbagli e stramberie. L'aspetto fondamentale di ogni relazione è la chiarezza e una comunicazione efficace. 

Se non sussistono problemi gravi, quello che conta è in primis mettere in discussione se stessi e porsi nei "panni dell'altro". Una continua comprensione dei veri motivi dei propri comportamenti e di quelli del partner potrà senz'altro arricchire un sano rapporto coniugale. 

Scrivi commento

Commenti: 0